Poesia

La cosa più importante

6 settembre 2020

Il mio migliore amico,
è morto nel 1827,
il suo busto,
in miniatura,
mi è stato portato
dalla sua casa,
museo,
di Bonn,
come gradito
regalo.

Suona per me,
tutti i giorni,
i suoi diademi
splendenti,
di eterna
ecezzione,
pezzi artigianali:

Un accenno,
una dissonanza,
un borbottio,
le cellule del nulla,
diventano musica,
esecutori
contemporanei,
sono il suo tramite.

Tempo passato
a studiare,
quelle pagine,
che hanno reso
leggendario
il suo nome,
una ricerca
necessaria,
per avvicinarsi
il più possibile,
alla fedeltà
interpretativa.

Un giorno
di fine agosto,
addombrato,
della bruma,
del non ritorno,
quando,
ancora
non era stata
concepita,
Pulciosa,
e non esistevano,
amabili,
fantasiose,
conversazioni,
con animali
antropomorfi:

Dalla casa,
museo
di
Bonn,
mi è stato portato,
come gradito
regalo,
il
Busto,
in miniatura,
del mio
migliore amico
morto
nel 1827.

Trovo rifugio,
completamente,
in lui,
nelle
sue creazioni,
d'architettura
musicale,
raffinata
rappresentazione,
di ogni singolo,
stato d'animo
umano,
intimo.

Dalla sua anima,
al pentagramma,
dal pentagramma,
a un universo,
di sonorità elaborate,
da un universo,
di sonorità elaborate,
alla mia anima,
piangente,
per questo
mondo balordo.

Cattedrali d'oro,
si delineano,
con forza,
salvifica,
sugli abissi,
del contemporaneo,
costituito,
da chip,
e sintetizzatori,
sostitutivi,
della,
nuda
carne.

Il mio migliore amico,
è morto nel 1827,
in lui mi ritrovo,
sempre,
sempre,
il conforto
della sua arte,
è la cosa più
importante,
più importante,
della mia vita.

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