Poesia

Van Gogh

19 ottobre 2019

Immerso nella natura,
si muoveva nella natura,
nell'incedere,
per lunghe distanze,
nell'incedere,
guidato
da un folle appetito.

La fame insaziabile,
di riprodurre la natura,
la fame insaziabile,
da nutrire
con nuova ispirazione,
da riprodurre,
sottoforma di dipinti,
da riprodurre,
sotto forma di schizzi.

Tele sulla schiena,
una borsa a tracollo,
capello di paglia,
giallo sulla testa.

  Fermava d'improvviso,
il suo cammino
perché rapito,
da qualche colore, 
da qualche luce,
da qualche intensità,
da qualche particolare,
da qualche forma,
che gli comunicavano
un mistero,
da svelare,
un mistero,
da dipanare.

Per il genere umano,
dava sfogo,
alla sua fantasia,
aliena nell'arte,
l'unica cosa,
che lo faceva,
sentire degno,
di camminare
su questo, 
paradiso terrestre,
l'unica cosa,
che dava uno scopo
alla sua vita d'inferno.

Giallo era il capello,
di paglia sulla testa,
giallo era il suo,
colore preferito,
il colore predominante,
la sua firma d'artista,
il suo stile unico, 
che lo identificava,
tra tante firme artistiche,
tra tanti stili diversi.

Agli abitanti,
che risiedevano,
nelle vicinanze,
non piaceva,
troppo strano,
troppo pazzo,
troppo anarchico.

Per questo,
era,
per la maggior,
parte del tempo,
della vita,
un uomo solo.

La solitudine,
la solitudine,
come una malattia,
lo ha lacerato
nel profondo,
dell'anima
lo ha lacerato.

Facendogli,
raggiungere,
vette di follia
sempre più alte, 
vette di follia,
sempre più folli.

Facendolo rinchiudere,
per pazzia,
sempre più lontano,
da ciò che lo circondava
sempre più lontano,
dalla realtà.

Ma fino alla fine,
ha dipinto,
ha espletato,
la sua missione,
anche rinchiuso,
la fame
non ha mai smesso,
di brama re,
nuova ispirazione.

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