Diario

i fantasmi d'Amore

La poesia amorosa del Duecento, dalla scuola siciliana ai stilnovisti, offre una dimostrazione esemplare della concezione medievale dell'eros. La donna cantata dal rimatore-amante più che una presenza fisica è un’ossessione della mente, un’immagine dipinta nell’anima. Il vassallo d’Amore vive un’avventura esistenziale collocata in una zona allucinatoria dai confini sfumati in cui il reale viene assorbito e colonizzato dall’immaginario. Non esiste un desiderio puramente corporeo. La passione erotica è ancorata al sembiante della donna. Si tratta di un’intuizione che anticipa singolarmente la tesi lacaniana secondo cui “le phantasme fait le plaisir propre au désir”. E Lacan, nei suoi scritti, non ha mai nascosto il suo debito nei confronti della lirica cortese e delle speculazioni medievali sull'amore.

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