Poesia

Uggiolare

Troppo caldo nell'estate persiana.
Alla porta dei baluardi,
al busker garden, presti il tuo corpo
e vendi la tua anima.
Nel cesto poni un rimpianto
d'aver umiliato una vita.
Posto in gioco la tua stupida lussuria,
dividi con calcolo,
ciò che non hai potuto sanare.
Questo è il tuo fuoco,
Questa la tua limitazione.
Presti ascolto con occhio malvagio,
sguardo abbummato.
È fai ruota a colpire il calcagno
è godi del tuo sporco potere.
Quanti né hai accolti,
tuo ventre d’alabastro.
Ma nessuno hai mai amato.
Tu non sai amare,
cerchi un fuoco che ti bruci…
Ma l'Eden non è un paradiso,
ma un cinema di periferia.

Godi come fossi in preghiera,
e il tuo lamento è una litania
da vespero rosario.
Non d'orchidea stilli il miele,
ma d'irsuto riccio di mare
che profuma di sole è di sale.
Aperto al mondo…come occhio di profeta.
Spuma di mare mi disseta,
fragranza di mirto è ambra.
Una lacrima n'esce dal tuo frutto di mare,
È l'anima mia disseta.
Ponimi ancora naufrago
nel tuo ventre immorale.
Salda il mio debito col passato
è ricrea nel tuo grembo la mia carne,
per farne nuova alleanza.
Porgimi la coppa che mi disseta,
inebriami col tuo latte speziato.
Come creatura rinata tendo le mani,
e il tuo seno stilla miele d'acacia.
Mai luce s'oscuro in tenebra
senza te che dell'aurora t'ammanti.
Sono esule senza ombra,
perché sono spettro senza la tua carne
che mi avvolge d'amore e di vita.
La tua casa non è più qui,
non più tra queste materie plastiche.

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