Poesia

la notte di leonida

un filo corroso dalle salive di lingue arse del sole,non è questo il significato di un addio
mentre la parola intralcia le gambe e annienta i paradossi generati dal pulviscolo atmosferico e riduce la sfericità del sole in un triangolo dell'altalena.
sono arrivato qui con un piede e tronerò dove sono venuto con un altro piede,non sono le parole non è questo non è il sole a dirigere le orchestre di stelle,è un bambino di quattro dita più alto del mio puledro a percorrere la discesa della notte.
le torri gettano ombre sulla spiaggia la notte saranno fari a dirigeren la nave delle inquietudini terrestri al di là del varco delle terre la dove sono venuto.leonida affronta un vecchio che agita le braccia e lo fa con la stessa forza di un turbine a generare le onde
leonida affronta il vecchio lo ricompone a essere un individuo e lo strattona di forza per avere quelle parole della scatola sonora,lo strattona finchè egli cade e il suo braccio rompendosi straccia la stoffa porpora che ali bianche avevano tessuto.il vento forte ora impedisce il passo lo stormo di cozze arrocca il suo scoglio la zattera disfa l'onda con il suo rumore,era questo il senso un suono forte del corno,arrivano.

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