Poesia

Serata di festa paesana

Or quando imbruna il sabatico dì
odi. Un vociare stridulo
come d'incanto sale
per le vie, nelle piazze
cittadine di colorate luci
e verdi alberi cinte
che mano esperta come di tonsore
le folte chiome or giovanili e nere
ora senili e bianche
agilmente sfrondò
– perfetto sincronismo d'occasione! –
con lieto chiacchiericcio.
Spirito buontempone,
taci. Lingua salace
or frena ché l'attesa
è nell'aria frizzante,
come mosto fermenta
e l'acre odore penetrante
con la sua punta amica
corridoi scava d'allegrezza piena
nel cerchio cupo della notte nera.
Ascolta. Uguali palpiti
in un momento fremono
per le vie, nelle piazze cittadine
cui fan bella corona
le varie di colori e mercanzie
allegre bancarelle
qual di torrone irpino
e tostate nocelle
qual di giocattoli e infantili arnesi
qual di vivande e bibite gustose
che odori effondono solleticanti.
Via! Dalle arcate delle luminarie
improvviso bagliore
le vie le piazze inonda, e i volti i cuori
hanno colori nuovi,
di gustata letizia.
Che bella animazione!
Che disarmonia di suoni e di odori!
Che gioconda vociferazione!
Un rovescio di grida e di risate
dalle vie, dalle piazze
nelle case precipita:
come un'onda s'ingrossa urta si frange
torna in risacca e ferve
il festivo frastuono.
Spirito godereccio,
forbito animatore,
si muove in quel bagliore
col moto del libeccio.

*
Nicola LETIZIA

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