Poesia

Addio

24 novembre 2019

Ho predato,
la respirazione,
da ignoti,
acervi,
di
homo
sapiens.

Qualche,
mimetica avversa,
ha tentato,
di predare,
la mia,
di,
respirazione:

Schizzata,
sino alla gola,
come una
pallina
da flipper
incontrollabile,
perché,
finita nelle mani,
della sua
concitazione.

L'alternanza dei
movimenti,
obbligatori,
per l'autorizzazione,
al
rinnovamento
dell'aria
nei polmoni,
continua,
con la sua
regolarità,
di costante,
normalità.

Sono,
riusciti,
solo,
a spedirmi,
timbrato,
su,
una barella,
per posta,
celere,
all'ospedale da
campo.

Non ho,
ancora,
i requisiti,
necessari,
per guadagnarmi,
una fossa per
il,  trapasso,
ne tanto meno,
il diritto,
a una medaglia,
d'onore,
postuma.

Posso,
solo
dire,
addio,
sincero,
al mio braccio,
sinistro,
staccato,
dal mio corpo,
dalla defragrazione,
di un
melograno
della
non
vita.

Dico addio,
anche a te,
metà,
ormai non,
più mia,
ma di un,
altra metà,
a me,
sconosciuta,
col titolo
di professore,
universitario.

I nostri,
dividendi,
di
buona
e
cattiva
sorte,
equità,
al mio
arruolamento:

Ultimata,
come
incarico,
per il
demolitore
insieme
al
sentimento.

Quando,
mi dimetteranno,
da questa,
tenda,
di sangue
fuso,
e puzza,
di morte,
disertero,
nascondendomi,
dietro le mura,
dei codardi.

Un addio,
conclusivo,
a questa guerra,
irrispettosa.

Al suo cappotto,
di scheletri,
in evidenza,
con filo
spinato,
come sciarpa,
incorporata.

Al suo alito,
putrido,
di zombi,
che
sporca
lenzuola
linde.

Alle sue
forbici,
di
lontana
demenza,
omicida,
che tagliano,
in due,
le famiglie,
in fotografie,
immortalate,
dalla gaiezza,
di obsoleta,
testimonianza.

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