Il contrasto tra 'scientia' e 'sapientia', tipico della cultura medievale, si ripropone, a un livello diverso, anche in epoca rinascimentale. La 'scientia' non viene più ormai identificata con l’ormai vetusto apparato della filosofia aristotelica, che nel frattempo è stato definitivamente cooptato nel patrimonio della scolastica trecentesca, bensì nelle dottrine di matrice ermetica, gnostica, e neoplatonica che si vengono via via delineando grazie alla nuova opera di traduzioni dal greco che prende piede nella penisola italiana a partire dalla fine del Quattrocento. A sua volta, la ‘sapientia’ non coincide più con il testo biblico, ma rinvia a una ‘prisca theologia’ dal carattere polimorfo, una ‘sapientia’ arcaica che accoglie al suo interno le antiche religioni orientali, caldaica ed egizia in particolare, assieme all’intero blocco del cosiddetto corpus hermeticum.