Poesia

Marenostro

Le labbra socchiuse ardentemente cercano saliva, aggrappati a cordoni lacerati dal sale.
L’acqua marina li spinge in alto e ti trascina nell’abisso, mentre i più ardui si stringono il petto, gli altri passeggeri sputano vomito in un vortice dannato.
Gli sguardi osservano il rapido e incessante percorso delle maestose onde, che si avvicinano e ti colpiscono, oscillando in alto e in basso, giù nella profondità dove il buio esce dal corpo, dove la memoria assorbe il mare, dove il liquido salato mitiga il tuo avvinghiarsi al nulla.
Eppure mai una barca salpa senza motivo, senza direzione, senza sole.
Mai una tormenta avvisa l'improvvido cercatore di dignità dell’imminente sciagura.
Ma dove sono le scialuppe, i salvagenti, perché tardano ad arrivare,
quale uomo di mare non percepisce lo spaventoso bisogno d’aiuto.
Quale uomo.
Gli sguardi vuoti e avvolti da imperturbabili speranze balzano tra l'indifferenza degli onesti con le spalle rivolte al mare e le braccia conserte, e le mani ammutolite raggrinzite e deformi dei cercatori di salvezza.
Lento è il dolore, bruciante come un rogo d’inquisizione, fetente come un animale decomposto sul tuo cammino.
Di sobbalzo giunge la calma che spegne il terribile vortice ormai solo bianca schiuma e relitti.
I corpi scomparsi si scindono con la lentezza tumultuosa degli abissi, brandelli di carne viaggiano nel plancton come nutrimento per la nostra libertà.

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