Poesia

icaro

Germoglia ove neppur un cherubin osa
dell'ali mie infrante l'umiliato calco
ove 'l Dedal a me padre il librarmi ebbe inibito
e del morir rinvenni invece i' 'l vestito.
dell'augel recar disiai 'l regal sembiante
anche sol per il pneuma d'un istante
nell'uran odi il narrar di mia leggenda
colà nel loco 'n qual del giovenil tramonto posi tenda.
eppur istante fu in cui su epidermide leggera
ad avvertir fui 'l battito di stelle della sera
qual nenia di tepor intriso di canuta vecchierella
ch'a ricamar l'azzurrità sempre si rinnovella.
elios il so a traditor su me t'ergesti
ma a esserti avverso mai mi sorprenderai
tu che da infantil sbocciar di Cronos rifulgesti
e del lume urlante tuo l'universo privi mai.
e tu neppur, diletta cera volto di candore
che dell'involar mio esser non volesti 'l protettore
gli spilli avrai in puntura della mia avversione
chè di candele sei demiurgia per l'amata religione
da cui pur mai bevvi né giammai berrò
perchè nel pagan mondo sempre i' dimorerò.

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